I quarant’anni a cavallo del 2000 sono densi di rivoluzioni culturali per la gestione del territorio: certo l’urbanistica delle città va in crisi, ma avanza la stagione dell’interesse per l’ambiente, della valorizzazione del paesaggio, del riconoscimento dei centri storici e del mondo rurale, dei parchi. Nuovi sguardi illuminano i luoghi a partire da discipline specialistiche. Roberto Gambino, protagonista di quegli anni, con una militanza scientifica ininterrotta e puntuale ha riunito e spinto a nuove sfide l’intero fronte variegato di chi si occupa del nostro abitare. Questa scelta di interventi in sedi diversissime mostra la grande attualità della sua strategia intellettuale: mettere a sistema per tutti le innovazioni che vengono da specifici settori. Gambino, incrociando nuovi paradigmi e criteri di valore, chiama ciascuno a sperimentare un’integrazione ricostituente: ad assumere la logica ecosistemica per la difesa del patrimonio culturale, la Convenzione europea del paesaggio per il disegno delle città, e viceversa la progettualità della pianificazione per le strategie di tutela ambientale.

Roberto Gambino (1935-2019), architetto pianificatore, ha rivolto sistematicamente la sua ricerca in esperienze di piani regionali (Piemonte, Valle d’Aosta), provinciali (Trentino, Venezia, Napoli) e di parchi (Po piemontese, Monti Sibillini, Cilento, Alpi Apuane, Colli euganei). Professore emerito al Politecnico di Torino, è autore tra l’altro di Conservare Innovare (UTET, 1997).

Architetto paesaggista, ha collaborato per trent’anni con Roberto Gambino. Docente al Politecnico di Torino, ha pubblicato tra l’altro Città: istruzioni per l’uso (Einaudi, 1981). Oggi presiede l’associazione culturale Landscapefor.