Descrizione
Zurigo vista con gli occhi eretici di una scrittrice che, quasi per caso, decide con un amico,di andare a rendere omaggio alla tomba di James Joyce accompagnata da fantasmi e da consuete ossessioni che spera di potersi scrollare dalle dita cariche di quella predestinazione- dannazione che è, appunto, la scrittura. Lei lo sa, e per cercare un parziale sollievo viaggia, viaggia continuamente, senza sosta, senza pace, senza respiro e si innamora di una città inusuale, considerata austera, associata a colori grigi, a giornate calme, al fiume e al lago.
Qui parte il cuore del cahier,
Zurigo, viva e carnale, Zurigo narrata per brevi, fulminanti mosaici, nei quali la città si fa scenografia, causa, pretesto, protagonista, occhio spione, fondale di cartone e beffarda spettatrice, Zurigo conturbante, liquida e ordinata, che testimonia e partecipa ad umanissime vicende, amori disperati, nostalgie che emergono come un rigurgito da ricacciare indietro, Zurigo che allarga le braccia a personaggi impensabili, quelli che popolano il mondo parallelo in cui la protagonista- narratrice ambienta la vicenda, passando, con un montaggio ora calibrato, ora volutamente slabbrato, da un piano all'altro riuscendo spesso a stupire il lettore. Zurigo, infine, dove avviene l'incontro con Andrea, l'uomo "senza scampo"che sbriciola i "fantasmi di ieri", che lei sogna di "sposare d'inverno". Zurigo, dove la scrittrice passa da momenti di intimità potente, vissuta in penombra, quando permette al piacere di affondare nella sua carne come mai le era capitato, a malinconie e stupori: Così, della città, conosce oltre alla bellezza austera e mozzafiato, anche l'implacabilità che non fa sconti.
C'è, in queste pagine che avvicinano chi legge alla città elvetica con uno stile impastato di prosa poetica, precisione narrativa, interpolazioni e dramma psicologico, l'ombra di un amore non ricambiato, prima, e di un amore reale, di dolorosa urgenza, dopo, c'è la necessità del corpo di lasciare che il luogo si scriva da solo sui suoi anfratti più segreti, ci sono aneddoti e sorprese, insieme ai numi tutelari che non abbandonano mai la protagonista nel suo inquieto vagabondare: Joyce, appunto, Annemarie Schwarzembrach, Canetti, Chagall,, Giacometti. C'è il grande architetto Santiago Calatrava, , il pittore Valentin Lustig, c'è l'hotel-quasi casa, c'è il quartiere 4, dove Zurigo si trasforma in una "Svizzera meno Svizzera". E la Limmat, la grande e maestosa stazione- rifugio, il Cabaret Voltaire, i cigni, le vetrate invase dal sole, un caleidoscopio di luoghi feticcio presenti fra le pagine, gli spazi, le righe.
Un taccuino che potrebbe somigliare a un'antica lettera d'amore, un carnet di viaggio interiore, un lungo percorso di passioni, occasioni perdute, dolori narrati, sussurrati, dipinti, urlati. Zurigo prende vita, insieme a tutta la bellezza delle lacrime quando sono per troppo amore, insieme alla sensualità delle perle, alle carezze necessarie, alle notti che fermano il tempo, alla fragilità, al sorriso obliquo di un uomo che resta in bilico fino alla fine , e a tutte le altre segretissime piccole e grandi cose che solo ad una città amata si possono svelare.