Descrizione
Enfant prodige e paladino dell'America prima.
Latitante poi, in fuga dall'Ungheria alle Filippine, con frequenti dichiarazioni di odio verso gli Stati Uniti. Infine l'arresto in Giappone e la grazia ottenuta solo acquisendo la cittadinanza islandese.
Una vita pazzesca. Eppure Bobby Fischer, forse il più grande campione di scacchi di sempre, ha condensato tutto questo in 64 anni.
Nato a Chicago nel 1943, dotato di una capacità di memorizzazione e concentrazione fuori dal comune, a 14 anni Fischer diventa Gran Maestro di scacchi, il più giovane della storia. Inanella una vittoria dopo l'altra, fino ai primi tornei internazionali e alle prime sfide contro gli imbattibili sovietici. Le 64 caselle della scacchiera si trasformano in un campo di battaglia. Siamo nella Guerra fredda e Bobby Fischer, pur con le sue paranoie e le sue insofferenze, è l'unico che può battere i sovietici.
Quella del 1972 è un'estate calda. Fischer incontra a Reykjavík il campione del mondo in carica, il russo Boris Spasskij. Nell'«incontro del secolo» si fronteggiano due avversari dal temperamento opposto: da un lato Fischer, inquieto, scalpitante, imprevedibile, dall'altro Spasskij, maturo, tranquillo, sistematico. Sconfiggendo l'avversario, Bobby non solo vince un match, ma entra nel mito: è il primo americano a polverizzare l'egemonia sovietica negli scacchi.
Salutato come un eroe al ritorno in patria, diventa una star: la folla lo segue ovunque, le aziende lo vogliono come testimonial di lusso, gli anchormen dei network televisivi fanno a gara per averlo in trasmissione. Nessuno nella storia degli scacchi ha mai raggiunto tale celebrità.
Bobby, sopraffatto e riluttante, si rinchiude in se stesso e rifi uta ogni proposta, devolvendo il suo limitato patrimonio a una setta religiosa apocalittica e infarcendo, lui ebreo, le sue poche esternazioni di antisemitismo.
Seguono vent'anni di silenzio. Quando torna in pubblico è per un'altra sfida con l'avversario di sempre: nel 1992 travolge di nuovo Spasskij, giocando in Montenegro e violando l'embargo americano contro la Serbia. Da quel momento Bobby Fischer per il governo americano diventa un fuorilegge, gli scacchi escono di scena e lui raschia il fondo di una vita folle fra ossessioni mafiose, simpatie naziste e goffi tentativi di procreare un erede che possa perpetuare il suo geniale Dna.
Finale di partita è frutto del lavoro decennale di Frank Brady, alle prese con l'ascesa e la caduta dell'enigmatico genio di Bobby Fischer. Brady lo incontrò quando aveva dieci anni e dopo aver condiviso con lui i suoi più spettacolari trionfi ora ne racconta la vita. Attingendo agli archivi di famiglia, a documenti dell'Fbi da poco resi pubblici, agli scritti di Fischer, l'autore narra l'odissea che catapultò il campione dall'infanzia povera di Brooklyn alle copertine di Time, Life e Newsweek per poi farlo precipitare alla condizione di reietto, braccato dalla giustizia americana.