Descrizione
Perché la povertà è così difficile da sradicare?
E perché i piani per contrastarla si rivelano quasi
sempre inefficaci? Per combattere la povertà – la
scarsità cronica di denaro – occorre cogliere il filo
che la lega a tanti altri esempi di scarsità: dalla
mancanza di tempo di chi è oberato dagli impegni
lavorativi alla solitudine di chi si trasferisce
in una nuova città.
Sendhil Mullainathan e Eldar Shafir dimostrano
che tutte le forme di scarsità creano uno stato
mentale simile. La scarsità influenza, a un livello
subconscio, incontrollabile, le capacità cognitive
e i comportamenti individuali e collettivi. Concentra
tutte le energie intellettuali sulle risorse che
mancano, migliorando la prontezza e l'efficienza
nel rispondere alle esigenze più pressanti. Ma
così facendo «cattura» la mente: se siamo preoccupati
per la scarsità, abbiamo meno attenzione
da dedicare a tutto il resto. Diventiamo meno
intuitivi, meno lungimiranti, meno controllati:
affrontare ristrettezze economiche riduce le capacità
cognitive di una persona più di un'intera
notte insonne. In quest'ottica non solo la povertà
globale, ma anche i problemi della nostra vita
quotidiana acquistano nuova luce. La psicologia
della scarsità accomuna i venditori indiani di
frutta e verdura caduti nella trappola dell'indebitamento
e gli uomini d'affari superoccupati che
faticano a prendersi cura dei figli, i coltivatori di
canna da zucchero, chi affronta una dieta e chi
gestisce ospedali sovraffollati.
Se è vero che una scienza della scarsità c'è
già, ed è – per definizione – l'economia, gli aneddoti,
le ricerche e gli esperimenti sociali di Scarcity
sono un invito a ripensare l'economia tenendo
conto degli effetti cognitivi, e non solo quantitativi,
della scarsità. Una prospettiva che può avere
applicazioni innovative per i sistemi di welfare
e le politiche di sviluppo globale, oltre che per
orientare scelte e comportamenti di tutti i giorni,
migliorando la qualità della nostra vita.