Descrizione
Con "Bellissima è dunque la rosa", che illustra l'epoca della civiltà della villa e dell'alleanza tra aristocrazia veneta e "santa agricoltura", e successivamente con "Bei sentieri, lente acque", che delinea il gusto borghese per il giardino d'autore e il parco pubblico nell'Ottocento, Annamaria Contorti Calcagni ha composto le prime opere di un trittico. "Una grande casa, cui sia di tetto il cielo" è il libro conclusivo di questo trittico e insieme l'opera che porta a termine un percorso dentro la storia del giardino italiano dalle origini al Novecento. Prima dell'Unità d'Italia, il giardino, sintesi di tutte le arti, aveva un rapporto diretto con le peculiarità del territorio di appartenenza. Nel Novecento quel legame si allenta fino a disperdersi del tutto. Venuto meno l'antico ruolo dell'agricoltura, le città si espandono, l'industrializzazione si diffonde e il giardino trasforma il proprio ruolo, diventando un corollario della residenza di villeggiatura e dell'ideale dell'industria a misura d'uomo. L'evoluzione del giardino italiano scandisce le tappe della storia nazionale. A inizio Novecento, lo stile Liberty si fa raffinato interprete della nuova società borghese e democratica: vegetazioni e inedite fioriture verticali si intrecciano attorno a ville dalle linee sinuose, grandi alberghi e moderni centri termali. Attraverso il giardino del Novecento, l'autrice ricostruisce, tra intuizioni e progetti, successi e fallimenti, arte e società, la storia d'Italia.