Descrizione
Con i Caraibi al centro della tempesta moderna – luogo del primo approdo di Colombo ma anche di test nucleari, monocolture inquinanti e deforestazione – questo volume propone un fondamentale salto interpretativo in due aspetti essenziali del nostro tempo: il razzismo e la crisi ambientale. Malcom Ferdinand guarda alle devastazioni attuali e alla storia della schiavitù, a chi è stato imbarcato nella stiva della nave negriera, per ridefinire il colonialismo come modo di abitare la terra e l’attuale sconvolgimento del pianeta come suo effetto diretto.Ponendo alla base della sfida ecologica la pluralità delle condizioni di vita e delle forme di oppressione che interessano gli esseri umani e non umani – i suoli, le piante e gli animali –, Un'ecologia decoloniale attraversa la letteratura caraibica e l’immaginario occidentale, il lessico delle comunità originarie delle Americhe e le pratiche degli schiavi fuggitivi. Solo prendendo coscienza di una storia comune, con al centro coloro ai quali «il mondo è stato rifiutato», è possibile immaginare di uscire dalla stiva e costruire un ponte di giustizia su una nave-mondo comune.
Note biografiche
Malcom Ferdinand è nato nel 1985 in Martinica. Si è formato come ingegnere ambientale e civile presso lo University College di Londra e in seguito ha conseguito un dottorato in Filosofia politica presso l’Università Paris-Diderot. È ricercatore del Centre national de la recherche scientifique all’interno dell’Irisso, Università Paris-Dauphine. Contribuisce ad animare il centro di studi di ecologia politica Observatoire Terre-monde. È autore di S’aimer la Terre. Défaire l’habiter colonial (Seuil, 2024).