Descrizione
Un tempo, in una città, vivevano un re e una regina con tre figlie bellissime. La più piccola, di nome Psiche, aveva una grazia così luminosa che i sudditi e i forestieri presero a venerarla con fervore quasi religioso. Quella smodata adorazione per una ragazza mortale scatenò l’ira di Venere, che decise di punire Psiche per la sua superbia. La dea della bellezza chiese al figlio Amore di scoccare una delle sue infallibili frecce, facendo innamorare Psiche del più vile e abietto degli uomini. Ma una volta dinnanzi a Psiche, Amore rimase incantato dal suo splendore e si punse con la freccia destinata a lei, innamorandosene perdutamente. Decise quindi di condurla in segreto al suo sfarzoso palazzo, prendendola in moglie, ma facendole promettere che non avrebbe mai cercato di vederlo in volto. Psiche giurò, ma le sue sorelle, invidiose della vita agiata toccata in sorte alla ragazza, la convinsero a scoprire l’identità del suo sposo. Di fronte all’infamia del tradimento, Amore abbandonò l’affranta Psiche, che prese a vagare di città in città, alla ricerca di un modo per riconquistare il suo amato perduto. E fu così che l’ignara Psiche, ferendosi di proposito con la freccia divina, s’innamorò d’Amore. Divampò allora nel suo cuore la fiamma del desiderio per il dio che il desiderio ce l’ha scritto nel nome, Cupido, e china su di lui se lo mangiava con gli occhi e mai ne era sazia.