Descrizione
Esuli in patria, costretti a palcoscenici marginali, a spazi culturali periferici: così i fascisti descrivono la propria condizione all'indomani del 1945. Eppure, sin dall'immediato dopoguerra, le edicole di tutta Italia si riempirono di rotocalchi i cui articoli raccontavano con toni agiografici, o quanto meno indulgenti, le imprese di Mussolini e dei suoi fedelissimi. Gli scaffali delle librerie ospitavano memoriali, biografie e persino romanzi firmati da fascisti e filofascisti. Andava così in scena, agli albori del processo di costruzione di una memoria pubblica attorno al Ventennio e alla stagione della guerra civile, la riscrittura di quello stesso passato da parte fascista. Una simile operazione di per sé non sorprende: la voglia di raccontare la propria versione dei fatti piegando il racconto in base ai propri interessi è un fatto fisiologico. Semmai a sorprendere è il buon esito di quell'operazione ed è in particolare questo punto che il libro indaga, dando conto del grado di complicità mostrato da ampi settori del mondo giornalistico ed editoriale. Non è così ovvio, infatti, che i protagonisti di un regime autoritario e liberticida e di un governo, quello della Rsi, complice di una forza occupante, disponessero della possibilità di far circolare legalmente la propria versione dei fatti.
Note biografiche
Andrea Martini ha conseguito il titolo di dottore di ricerca in Studi internazionali all'Università di Napoli L'Orientale e dirige l'Istituto veronese per la storia della Resistenza e dell'età contemporanea. Si interessa del passaggio dell'Italia dal fascismo alla democrazia, dell'ingombrante memoria della dittatura nel nostro Paese e delle reazioni delle democrazie europee al riemergere di formazioni di estrema destra sin dalla fine del secondo conflitto mondiale. A questi temi ha dedicato numerosi articoli e il libro Dopo Mussolini (Viella 2019).