Descrizione
Tra i più importanti protagonisti del movimento novecentesco dell'Arte Povera, Giuseppe Penone è oggi artista di fama mondiale. Le sue opere scultoree, spesso realizzate con procedimenti legati al calco e all'impronta, sollecitano un profondo ripensamento della scultura stessa e delle sue condizioni di possibilità. Questo libro è un'introduzione alla poetica di Penone e all'estetica che si configura a partire dal suo pluridecennale lavoro.
I dati della storia dell'arte vengono analizzati e scompaginati per tracciare un percorso non lineare all'interno della produzione del maestro piemontese, individuando complicità inattese tra le diverse opere e relazioni feconde con la tradizione filosofica. In un momento storico in cui la scultura sembra suscitare meno attenzione rispetto ad altri generi artistici, come l'installazione o la performance, questo volume torna ad affrontare teoreticamente il dominio dello scultoreo, mostrandone la rilevanza per il presente. Attraverso soluzioni di rara originalità e raffinatezza, Penone evidenzia il divenire comune di forma e materia, e nel farlo mette in gioco temi urgenti per la contemporaneità, fra tutti il rapporto tra l'essere umano e il suo ambiente.
Il lavoro di Penone, tuttavia, non parla solo al presente. Il forte impatto della sua poetica è dovuto innanzitutto alla semplicità formale e all'evidenza materica che le sue opere esibiscono: la contemporaneità dell'arte di Penone si rovescia così in un'arcaicità assoluta, facendoci sospettare che la sua scultura – spesso fatta di gesti minimi, impronte, tracce – preceda da sempre la statuaria e ogni altra forma di scultura "maggiore" a cui la storia dell'arte ci ha per lungo tempo educati.