Descrizione
Dopo il 2026. Vista da lontano sembra una costruzione da fiaba: una lunga linea fortificata di un bianco abbacinante che attraversa quattro Stati nordafricani. Oltre, una striscia di terra desertificata chimicamente; oltre ancora, il Mediterraneo. Benvenuti al Muro, invalicabile barriera per i dannati della Terra che tentano di oltrepassarla ma anche meta turistica alternativa per i ricchi del mondo: la soluzione radicale al problema dell’immigrazione clandestina.
Franco Zomer è una guardia muraria, come lo era suo padre; di giorno, dopo aver finto di vagliare i loro documenti, rimanda indietro i migranti che cercano di varcare il confine. Dopo il tramonto, arrivano i clandestini – che un documento non ce l’hanno proprio – la cui sorte spesso si decide in modo violento. Il lavoro delle guardie murarie è una brutale messinscena ritualizzata, le direttive vigenti sono implacabili: nessuno deve passare. Chi si lascia sfuggire un migrante, finisce nella Stanza delle Punizioni. Per resistere alla legge della crudeltà, al Muro tutti fanno uso di anfetamine e stimolanti, fino a quando la malavita locale inonda il mercato con una nuova sostanza, la Moby Dick. L’effetto è straordinario: si può rivivere un momento del passato in cui cambiare le decisioni sbagliate o fatali, modificare il destino. L’illusione di realtà è perfetta, la dipendenza potentissima e immediata. La Moby Dick dilaga incontrollata come un’epidemia, tra i disperati come tra gli aguzzini.
Annichilito dalla sofferenza cui assiste ogni giorno e che spesso infligge di persona, anche Franco Zomer vorrebbe riavvolgere la sua vita fino a quel fatidico giorno di un tempo ancora felice. Un tempo in cui, con un dito, poteva spostare le nuvole in cielo e tutto era ancora possibile. Solo così potrà immaginare il futuro, un futuro con il volto di Penelope, la donna che vede ogni volta che chiude gli occhi.
«Mi chiamo Franco Zomer, ho cinquantadue anni e lavoro al Muro da quando ero ragazzo. Anche mio padre era un guardiano. All’inizio, nessuno credeva che lo avrebbero costruito davvero. Invece è stato più semplice del previsto».
Di Un uomo sottile hanno scritto:
«Pierpaolo Vettori ha scritto un libro pieno di pagine eleganti e di nostalgia: per ciò che è stato, ma anche per ciò che non è stato».
Paolo Mauri, Robinson
«Il romanzo di Pierpaolo Vettori è un libro dentro cui vibra una forza segreta e ammaliante, una felicità che è compositiva ed emotiva insieme».
Andrea Tarabbia
«Libro emozionante, con pagine molto belle, animate dalla relazione profonda con l’opera di uno scrittore che, come poi Vettori, ha fatto della simultaneità dello sguardo sulla realtà interna ed esterna il segreto della sua prosa».
Sandra Petrignani