Descrizione
«Mi trovo sempre commosso e affascinato
dalle avventure partecipative che si
scatenano sempre nelle visitazioni, con
Riccardo, di paesaggi e di architetture:
afferrare gli avvenimenti delle forme come
giochi di luci e ombre tra i monti e le
selve degli ulivi; individuare rispondenze
significative tra forme e intenti di
destinazione; misurare l'adeguatezza delle
strutture in rapporto alla loro funzione;
intuire come le strutture costruttive
adempiono non soltanto alla loro funzione
strutturale, ma anche al contestuale
fine di rappresentare sé stesse in quanto
rappresentazioni costruttive (è, questo,
l'aspetto dell'architettura che più aveva
colpito Schelling)».
Le lezioni di epistemologia di Luigi Zanzi, qui raccolte per la prima
volta, riflettono molto bene la sua
Weltanschauung, quella di un divulgatore scientifico che – attraverso l'esperienza diretta dei luoghi
e il dialogo con comunità diverse – ha costantemente portato avanti una propria personale maieutica filosofica: «Educare,
ex-ducere,
significa condurre fuori da qualcosa, portare fuori ciò che uno ha
dentro e che adagio, adagio riesce a concepire, elaborare». Nasce da
qui la sua affinità con l'atelier di architettura e design di Riccardo
Blumer presso l'Accademia di architettura di Mendrisio, dove si è
sempre alla ricerca della difficile ed esaltante strada della partecipazione diretta degli studenti all'elaborazione del progetto, senza cioè
separare teoria e pratica, ma piuttosto tenendo insieme esperienza e riflessione, come avviene nell'ardua arte della traduzione o in
quella, diversa ma simile, dell'alpinismo. Non deve stupire dunque
che l'analisi del territorio, ad esempio, implichi lo studio dell'attività casearia perché come nota l'autore «i Romani differenziavano i
formaggi e al formaggio stagionato che veniva dalle montagne davano un nome speciale – non lo stesso che riferivano al pecorino, che
era il grande formaggio romano –, lo chiamavano
alpinus. Grande
intelligenza nel sapere che i formaggi hanno a che fare con degli
ambienti concreti». Le lezioni di Zanzi trattano sia questioni teoretiche (tempo, entropia, silenzio) sia temi o pratiche estremamente
concrete e ordinarie (l'architettura del formaggio, la città di Varese,
la processione, il ghiacciaio) senza soluzione di continuità e in modo
scopertamente autobiografico. Come scrive Blumer, «Luigi non solo
era un esperto di storia della montagna, uno storico, un filosofo, in
parte un matematico, un fisico e un chimico, ma appunto anche uno
scalatore e un ciclista, era una persona del pensiero e dell'azione».