Descrizione
Donne, uomini e bambini hanno attraversato il Mediterraneo centrale a bordo di barche sovraccariche per oltre vent’anni, per fuggire da guerre, persecuzioni o miseria, e inseguire il sogno di una vita migliore. Le tragedie che li hanno colpiti – i naufragi, le morti nel deserto, le torture nei centri di detenzione libici – non ci sono ignote. Ma alle inchieste ha fatto da contraltare una politica istintiva, tutta imperniata sulla logica dell’“emergenza”. Questo libro racconta l’evoluzione delle politiche migratorie italiane nel Mediterraneo: dai respingimenti del governo Berlusconi al lancio dell’operazione Mare Nostrum fino all’esternalizzazione della frontiera in Libia, al centro della strategia Minniti e tutt’ora in piedi, tra la retorica sensazionalistica dei “porti chiusi” di Salvini e il mite immobilismo del secondo governo Conte. Ma non solo. De Bellis riporta anche la sua esperienza, e soprattutto quella delle persone incontrate nel corso degli anni. Per poi proporre una riflessione sulla necessità di una visione politica più matura, che guardi alla mobilità come fenomeno fisiologico e rimetta l’essere umano al centro dell’azione pubblica.
Note biografiche
Matteo de Bellis è nato a Milano, dove è cresciuto nel mondo delle associazioni e del volontariato e dove si è laureato in Giurisprudenza. Dopo esperienze in Spagna e in Cile, è migrato nel Regno Unito, prima per specializzarsi con un master in International Human Rights Law alla University of Essex, e poi, dal 2008, per lavorare al Segretariato Internazionale di Amnesty International a Londra. È per quest’ultima che ha passato oltre un lustro documentando violazioni di diritti umani nel Mediterraneo centrale e nei suoi dintorni.