Descrizione
La mia terra è l'Appennino. Getto lo sguardo oltre le colline, verso il crinale. La terra ha il colore del pane abbrustolito. Di farina di castagne. Di foglie cadute in autunno. Osservo. Non faccio altro quando vado in bici. Arranco sui pedali, un uomo è chino davanti alla sua porta di casa circondata da vecchi mattoni a vista. Qual è la differenza tra gli uomini piegati su se stessi e gli uomini che si credono arrivati?
Quelli che comandano, che appaiono, che descrivono, che raccontano, che filmano, che suonano, che vincono, alla fine sono uomini come questi. Siamo tutti feriti in battaglie che non abbiamo mai combattuto. Siamo dei reduci. Accolgo nei polmoni il profumo dell'asfalto di strade secondarie e poco frequentate. Una bellezza minima. Un sapore di infanzia e di libertà. Solo nella strada, a guardare le lapidi dei partigiani morti. Alberi solitari. Solchi nei campi. Un giorno torneranno i papaveri.
E allora sì, sarà finalmente estate.