Descrizione
Un libro che sfida la “proibizione del passato” che caratterizza i nostri tempi, mettendo al centro Francesco De Sanctis e Antonio Gramsci in un’analisi approfondita della Storia della letteratura italiana e dei Quaderni del carcere. Mordenti ne analizza il contesto storico, le concrete linee di rapporto (Umberto Cosmo) e loro variegata (s)fortuna critica cercando di illustrare una specifica tradizione culturale italiana. Guardando a tale tradizione emerge infatti un costante contrappunto, o – se si vuole – un’ombra negativa, duratura e purtroppo spesso vincente, “un convitato di pietra della storia culturale della nazione italiana, tanto sgradevole quanto imprescindibile”: le forze dell’anti-Risorgimento, il trasformismo e il gesuitismo che prevalsero su De Sanctis; il fascismo e la sua “intellettualità delinquente” che prevalsero su Gramsci. Entrambi riassunti nella cultura del berlusconismo che – nelle sue varie espressioni – prevale pressoché incontrastata ai giorni nostri. La riproposta della categoria polemica dei “brescianesimo” è dunque un polo indispensabile per la ricostruzione della specifica tradizione culturale italiana: il romanziere gesuita padre Bresciani oggetto dalla polemica desanctisiana, i “nipotini di padre Bresciani” su cui Gramsci esercitò il suo sarcasmo appassionato, lasciano oggi il posto secondo Mordenti ai “pro-nipotini di padre Bresciani”, incensati dal mainstream giornalistico dominante.