Descrizione
Enzo Jannacci è il “poetastro”, come amava definirsi, che meglio di chiunque altro ha saputo raccontare la Milano di quartiere degli anni Sessanta e Settanta. Nelle sue canzoni, il capoluogo lombardo affiora come luogo privilegiato di sentimenti ed emozioni, un teatro ideale per osservare e far agire la miriade di personaggi picareschi che affollano i testi surreali e ironici del cantautore. Raffaele Mantegazza, Isabella D’Isola, Simone Porro e Domenico Laterza analizzano il raffinato métissage musicale di Jannacci a partire dagli oggetti, portatori, nella sua poetica, di uno stile di vita in cui l’attenzione agli ultimi e agli emarginati è di fondamentale importanza. Una pedagogia sui generis che, senza prendersi troppo sul serio, riconosce al caposcuola del cabaret italiano una peculiare dimensione filosofica.
Note biografiche
Isabella D’Isola, insegnante di Filosofia e Storia nei licei milanesi, ha collaborato per numerosi anni con l’Università di Milano-Bicocca, occupandosi di formazione degli insegnanti e di bioetica. Ha all’attivo diverse pubblicazioni scientifiche e di narrativa.
Raffaele Mantegazza insegna Scienze pedagogiche al Dipartimento di Medicina e Chirurgia dell’Università di Milano-Bicocca. Si è occupato di dialogo interreligioso, della corporeità e della morte come oggetti pedagogici, di educazione interculturale, della Shoah. Lavora nel campo della formazione pedagogica di insegnanti, genitori e personale medico.