Descrizione
«Il conflitto sociale non rappresenta l’unica arma a disposizione di contadini e proletari nelle loro lotte contro lo sfruttamento e la periferizzazione. L’esperienza storica della Calabria dimostra l’importanza dell’emigrazione come fenomeno che può sostituire e completare il conflitto sociale nella definizione dei processi di sviluppo».
Come nasce il capitalismo in un contesto nel quale le relazioni economiche prevalenti sono orientate in tutt’altra direzione? E come è accaduto che aree periferiche dello sviluppo siano entrate nella sfera di influenza del capitalismo mantenendo tuttavia, almeno per una lunga fase, caratteristiche profondamente diverse da quelle che il «modello originario» avrebbe prescritto? Gli interrogativi sottesi a questo saggio – scritto negli anni ottanta a quattro mani e direttamente in lingua inglese da due tra i più significativi studiosi della sociologia storica contemporanea, e pubblicato ora per la prima volta in traduzione italiana – sono davvero di grande respiro storico, al punto da avere rappresentato, nella letteratura sul capitalismo, uno degli apporti più originali. Per affrontare storicamente la questione, Arrighi e Piselli sceglievano come terreno della loro ricerca sul campo la crisi del modello economico produttivo del latifondo calabrese dell’Ottocento. Quella dissoluzione diede in effetti origine – è l’argomento sviluppato con grande forza e suggestione dagli autori – non a un univoco modello, ma a ben tre diversi esiti distinti, che hanno poi caratterizzato la società calabrese nei decenni successivi: quello del Crotonese, più vicino all’esito dell’impresa capitalistica e del lavoro salariato; quello del Cosentino, sviluppatosi nella direzione della piccola proprietà contadina, a metà tra autoconsumo e mercato; e quello della Piana di Gioia Tauro, caratterizzato dalla crescita di aziende capitalistiche medio-piccole, in grado di difendersi dalla concorrenza esterna anche attraverso l’esercizio di poteri criminali. Lo studio del caso calabrese diviene, in questo magistrale saggio di sociologia storica, un esempio di analisi dei contesti che consente di leggere le differenze dello sviluppo, senza presentarle come inspiegabili «anomalie».
Note biografiche
Giovanni Arrighi (1937-2009) ha insegnato alla Johns Hopkins University di Baltimora, dove ha diretto per diversi anni il dipartimento di Sociologia. Nel 1979 ha affiancato Immanuel Wallerstein nella direzione del Centro Fernand Braudel per lo studio delle economie, dei sistemi storici e delle civiltà alla State University of New York Binghamton. Tra i suoi principali lavori pubblicati in italiano ricordiamo Geometria dell’imperialismo (Feltrinelli, 1978), Il lungo XX secolo (Il Saggiatore, 1996), Caos e governo del mondo (Mondadori, 2003, con B. J. Silver), Adam Smith a Pechino (Feltrinelli, 2007).
Fortunata Piselli ha insegnato Sociologia presso l’Università della Calabria, l’Università di Trento e l’Università di Napoli Federico II. I suoi principali interessi di ricerca riguardano l’emigrazione e il mercato del lavoro, il sottosviluppo, i metodi di network analysis e le politiche urbane. Tra i suoi lavori ricordiamo Parentela ed emigrazione (Einaudi, 1991) e Medio Occidente (Marsilio, 1991).