Descrizione
Nell'era del web e di internet, le parole inglesi si insinuano sempre più nella nostra lingua senza adattamenti e senza alternative.
Spesso rendono gli equivalenti italiani obsoleti e inutilizzabili, cambiando e stravolgendo il nostro parlare in ogni settore. La politica è infarcita di tax, jobs act, spending review e di inutili anglicismi che penetrano persino nel linguaggio istituzionale (welfare, privacy, premier) e giuridico (mobbing, stalking) amplifi cati dai mezzi di comunicazione. Il mondo del lavoro è ormai fatto solo di promoter, sales manager e buyer, quello della formazione di master e di tutor, e tutti i giorni dobbiamo fare i conti con il customer care, gli help center o le limited edition delle off erte promozionali. Il risultato è che mancano le parole per dirlo in italiano.
Questo saggio, divulgativo ma al tempo stesso rigoroso, fa per la prima volta il punto su quanto è accaduto negli ultimi 30 anni: numeri alla mano, gli anglicismi sono più che raddoppiati, la loro frequenza d'uso è aumentata e stanno penetrando profondamente nel linguaggio comune. Il rischio di parlare l'itanglese è sempre più concreto, soprattutto perché, stando ai principali dizionari, dal 2000 in poi i neologismi sono per quasi la metà inglesi.
Finita l'epoca del purismo, la nuova prospettiva è il rapporto tra locale e globale: dobbiamo evitare che l'italiano si contamini e diventi un dialetto d'Europa, dobbiamo difendere il nostro patrimonio linguistico esattamente come proteggiamo l'eccellenza della nostra gastronomia e degli altri prodotti culturali.
Note biografiche
Antonio Zoppetti è autore di diversi libri di saggistica, manualistica e narrativa. In Rete ha orchestrato infiniti giochi di social writing e, professionalmente, ha esplorato ogni meandro della scrittura e della lingua, come editor, ghostwriter, autore e curatore di Cd-rom, e-book, progetti multimediali, testi per il teatro e il video. Nel 2004 ha vinto il Premio Alberto Manzi per la comunicazione educativa.