Descrizione
«Un saggio brillante ed erudito... con considerazioni molto acute.»
Emanuele Trevi, la Repubblica
«Scritto con grazia divertita, candida e sbeffeggiante al tempo stesso... un pamphlet provocatorio ed elegante».
Dino Baldi, Il fatto quotidiano
«Leggendo impariamo cose divertenti e interessanti».
Stefania Bertola, ttL - La Stampa
«Un saggio colto e brillante.»
Cristibna Taglietti, Corriere della Sera
«Un libello ironico e colto che ripercorre una storia che ci riguarda, per averne memoria, consapevolezza e riderci sopra.»
Alessandra di Pietro, Gioia
Si può dire che questo libro spigliato e pieno di smaltata ironia raggiunga il suo obiettivo: ribaltare i luoghi comuni legati alla lettura femminile, svelando la funzione di monumento ai vizi moderni che ha incarnato negli ultimi tre secoli. Consumatrici carnali di paccottiglia sentimentale, le giovani che divorano libri come fossero caramelle non sono intellettuali emancipate ma folli erotomani e lettrici selvagge; per questo Rousseau diceva che nessuna ragazza dai casti costumi dovrebbe leggere romanzi. Un ammonimento che ebbe lunga vita, come ci racconta Francesca Serra, passando da Alice all'inseguimento del Bianconiglio, alla Novella Eloisa che legge avidamente le lettere dell'amato Saint-Preux, fino a Marilyn Monroe, colta in uno dei suoi ultimi scatti sulla spiaggia di Long Island, mentre sfoglia l'Ulisse di Joyce. Diventare grandi lettrici è il primo passo verso il baratro morale e sessuale. Spesso conduce alla morte, come dimostra la povera Emma Bovary, che se avesse seguito i consigli di Rousseau sarebbe ancora viva, con una nidiata di figli.
Emanuele Trevi, la Repubblica
«Scritto con grazia divertita, candida e sbeffeggiante al tempo stesso... un pamphlet provocatorio ed elegante».
Dino Baldi, Il fatto quotidiano
«Leggendo impariamo cose divertenti e interessanti».
Stefania Bertola, ttL - La Stampa
«Un saggio colto e brillante.»
Cristibna Taglietti, Corriere della Sera
«Un libello ironico e colto che ripercorre una storia che ci riguarda, per averne memoria, consapevolezza e riderci sopra.»
Alessandra di Pietro, Gioia
Si può dire che questo libro spigliato e pieno di smaltata ironia raggiunga il suo obiettivo: ribaltare i luoghi comuni legati alla lettura femminile, svelando la funzione di monumento ai vizi moderni che ha incarnato negli ultimi tre secoli. Consumatrici carnali di paccottiglia sentimentale, le giovani che divorano libri come fossero caramelle non sono intellettuali emancipate ma folli erotomani e lettrici selvagge; per questo Rousseau diceva che nessuna ragazza dai casti costumi dovrebbe leggere romanzi. Un ammonimento che ebbe lunga vita, come ci racconta Francesca Serra, passando da Alice all'inseguimento del Bianconiglio, alla Novella Eloisa che legge avidamente le lettere dell'amato Saint-Preux, fino a Marilyn Monroe, colta in uno dei suoi ultimi scatti sulla spiaggia di Long Island, mentre sfoglia l'Ulisse di Joyce. Diventare grandi lettrici è il primo passo verso il baratro morale e sessuale. Spesso conduce alla morte, come dimostra la povera Emma Bovary, che se avesse seguito i consigli di Rousseau sarebbe ancora viva, con una nidiata di figli.
Note biografiche
Francesca Serra, critica e studiosa di letteratura italiana del Settecento e del Novecento, è nata e vive a Firenze. Ha pubblicato vari saggi, tra cui Calvino e il pulviscolo di Palomar (1996), Casanova autobiografo (2001), Galleria Palazzeschi (2005), Calvino (2006).