Descrizione
Sullo sfondo degli anni fra la fine dell'Ottocento e la Grande Guerra Giovanni Aldobrandini fa muovere personaggi rappresentativi delle élites britanniche e italiane che hanno vissuto e talvolta determinato le profonde trasformazioni sociali e culturali dei loro paesi in quella fase storica. L'autore fa emergere dalla sua analisi casi esemplari. La Regina Vittoria, con la sua simbiotica relazione con le classi medie produttive che diventa progressivamente icona trionfante dell'imperialismo britannico. L'ambizioso aristocratico Winston Churchill e il populista avvocato gallese David Lloyd George – autori del primo sistematico intervento economico e sociale dello Stato inglese per garantire i ceti più deboli – la cui azione politica interagisce con le più avanzate teorie liberali dell'epoca. Nel saggio sugli irlandesi emerge un gioco di percezioni tra élites inglesi e gli irlandesi, in un momento in cui il dominio inglese viene avvertito con sempre maggiore rancore. Nella crisi d'identità di grandi intellettuali come Shaw, Wilde, Yeats, Joyce l'autore intravede una tensione per l'adesione ideale e morale a due distinte “patrie”. Da ultimo un caso italiano: Scipione Borghese, proveniente dalla nobiltà di uno dei più arretrati Stati europei del tempo, costretto ad affrontare l'avvento della modernità e la decadenza della sua classe sociale si distacca dal cattolicesimo e aderisce al Partito Radicale di cui diventa parlamentare.