Descrizione
A cosa serve la geografia? È una disciplina utile oppure no? Ed è l’utilità che può qualificare il valore del sapere geografico o bisogna piuttosto ragionare in termini di rilevanza sociale e politica? Questo libro discute il rapporto fra geografia e politiche pubbliche, concentrandosi sulla relazione fra processi dello sviluppo e territorio. Ragionare attorno al significato della geografia nelle politiche pubbliche porta a diffidare di risposte semplici e impone una riflessione sul ruolo della conoscenza nel processo politico d’individuazione dei problemi, delle opportunità, degli attori e degli interessi in gioco nei processi di trasformazione della città e del territorio. Diffidare di risposte semplici significa in primo luogo superare l’idea che il rapporto fra geografia e politiche possa essere affrontato in termini di utilità pratica e nelle pratiche. In tal modo si adotterebbe infatti una visione della geografia come sapere neutro, in grado di descrivere una presunta oggettività del territorio e dei suoi problemi, mentre essa è una pratica conoscitiva portatrice di valori e principi, che richiede un preciso posizionamento etico e politico. In questo studio, la rilevanza della descrizione geografica è vista, prima di tutto, in termini di «responsabilità»; una responsabilità che si manifesta nella sfera pubblica, mettendo al servizio della collettività concetti, interpretazioni e metodi per ridefinire i problemi su cui agiscono le politiche pubbliche del territorio. Costruito intorno a questi temi, il libro presenta interpretazioni critiche e proposte che nascono dall’esperienza sul campo e dalla riflessione, suggerendo una lettura non banale o semplificante del rapporto fra geografia e politiche pubbliche e indicando un possibile percorso per ripensare la spazialità dello sviluppo. Il ripensamento di questi temi permette così di ricostruire, anche nella pratica, la rilevanza sociale e politica della geografia.