Descrizione
Il museo è lo specchio colossale in cui l’Europa si è costruita e rappresentata, anche attraverso il riflesso dell’immagine di altre culture: culture esposte mentre se ne costruiva, parallelamente, l’invisibilizzazione. Museo, nazionalismo e colonialismo parlano la stessa lingua. Oggi il colonialismo cambia forme e modalità di espressione, ma la sua potenza non si è ancora esaurita. Sopravvive anche nei musei contemporanei, in particolare nei musei etnografici, e in tanti altri ambiti del vivere sociale, perché oltre la messa a fuoco museale che questo libro propone, la questione riguarda tutto quello che c’è intorno, a perdita d’occhio. Una colonialità eclatante e millimetrica, pubblica e domestica, che abbiamo interiorizzato nel nostro ordinario, e che abbiamo la necessità di comprendere e trasgredire in tutti i luoghi in cui si esprime. Il museo può diventare un luogo cruciale: a partire da un’analisi riflessiva e critica delle sue radici coloniali, può trasformarsi in un vero e proprio laboratorio di pratiche di decolonizzazione. Il libro propone alcune tracce possibili di questo processo, attraverso la rimediazione delle arti contemporanee.
Note biografiche
Giulia Grechi è antropologa. Si interessa di studi culturali e post/de-coloniali, migrazioni, museologia, con un focus sulla corporeità, sulle eredità culturali del colonialismo e sulle pratiche artistiche contemporanee che ridiscutono e rimediano questi immaginari. Ha conseguito un PhD in Teoria e ricerca sociale alla Sapienza di Roma. È professoressa di Antropologia culturale e Antropologia dell’arte presso l’Accademia di Belle Arti di Brera (Milano). È socia fondatrice della rivista on line “roots§routes research on visual cultures” (con A. C. Cimoli e V. Gravano) e del collettivo curatoriale “Routes Agency. Cura of contemporary arts”. Ha partecipato a diversi progetti europei e internazionali in qualità di antropologa e curatrice. Ha pubblicato La rappresentazione incorporata. Una etnografia del corpo tra stereotipi coloniali e arte contemporanea (2016). Ha curato, con I. Chambers e M. Nash, The Ruined Archive (2014), e con V. Gravano Presente Imperfetto. Eredità coloniali e immaginari razziali contemporanei (2016).