Descrizione
Benché lontane nello spazio, le realtà religiose dell’Italia e del Cile, tra la fine dell’età medievale e gli inizi dell’età contemporanea, ritrovano un denominatore comune nell’adesione al cattolicesimo romano.
Nell’ambito delle devozioni, infatti, poterono convivere tanto l’uso della croce da parte dei missionari gesuiti nei confronti degli indios Mapuche quanto lemanifestazioni della pietà collettiva delle confraternite romane nelle case e nei monasteri. D’altro canto, dal punto di vista delle pratiche concrete, il cattolicesimo si manifestò col suo volto più repressivo, soprattutto nei casi in cui si sospettava l’infiltrazione del demonio nei ranghi delle monache o si temeva un allontanamento dal rigore necessario nell’amministrazione dei sacramenti, ma soprattutto quando i privilegi delle istituzioni ecclesiastiche venivano messi in discussione. Per il controllo delle istituzioni, particolare risalto assunsero inoltre i rapporti con lo Stato, dal momento che il clero aveva in mano la formazione religiosa sia delle élites sia delle masse.
Agli storici italiani e cileni che hanno messo qui a confronto le proprie esperienze e prospettive di ricerca, le espressioni del cattolicesimo sono risultate tutt’altro che distanti, malgrado si siano svolte in due diversi emisferi.
Note biografiche
Roberto Rusconi insegna Storia del cristianesimo presso l’Università di Roma Tre.
René Millar Carvachoes è professore presso l’Instituto de Historia della Pontificia Universidad Católica de Chile. I suoi interessi vertono sulla storia della religiorità nel Viceregno del Perù.