Descrizione
L'industria vetraria aveva assunto nel primo Dopoguerra una grande importanza e occupava nella classifica europea il sesto posto in termini di fatturato globale. All'epoca, in Italia non c'era nessuno che potesse fare concorrenza alla Sciarra specchi cristalli e vetri. Pietro Sciarra dava al Regime tutto il vetro di cui il fascismo aveva bisogno. E anche al Vaticano, di cui la sua ditta diventò fornitore di fiducia. Mandato a bottega a nove anni, Pietro Sciarra costruí la sua prima fabbrica a via dei Volsci e poi, in piena autarchia, un secondo impianto a Ponte Galeria. Questo gli permise di fornire i suoi vetri a tutti i grandi progetti edilizi e architettonici sulla scena romana, dal Palazzo delle Esposizioni alla costruzione dell'Eur. Nel secondo Dopoguerra la ditta Sciarra partecipò all'exploit della ricostruzione, che a Roma fu particolarmente vivace, visto che la Capitale crebbe – anche in maniera anarchica – di un milione di vani negli anni Cinquanta e di un altro milione nei Sessanta. E ogni vano aveva bisogno di un vetro. Cosí durò fino agli anni Settanta, quando il brevetto di un inglese e una nuova concorrenza sovvertirono il mercato. Alla fine del 1986 la famiglia si trovò concorde nel mettere in liquidazione la società.
Claudio Sciarra affianca alla professione di avvocato civilista una grande passione per lo sport, soprattutto il tennis e lo sci. Erede di una famiglia che ha creato una impresa assai florida nel settore del vetro a partire dagli anni Venti del secolo scorso, ma ormai tramontata, ha deciso di ricostruirne la storia. Una storia in cui si intrecciano eventi privati ed eventi pubblici che segnano non solo la fortuna di una intrapresa, ma anche la crescita della città. Lo ha fatto, dice, per farla conoscere ai suoi figli e per non disperderne la memoria.
Paola Pilati, giornalista, ha lavorato per il settimanale L'Espresso, dove è stata responsabile delle pagine di economia per oltre 15 anni. Ha pubblicato I generalissimi (Luiss University Press, 2021).