Descrizione
La giovinezza di Antonio Ligabue appartiene al romanzo più che alla realtà. Si innesta, nella geografia e negli affetti, in luoghi distanti e assai diversi fra di loro: Zurigo e le valli dolomitiche, da dove è emigrata la madre; la Svizzera orientale, in cui il «matto», dopo essere stato abbandonato, cresce in una famiglia affidataria; e le pianure emiliane, dove arriva ventenne, senza conoscere una sola parola di italiano, espulso dal paese che pure ha cercato di offrirgli un avvenire perché «mentalmente minorato e socialmente pericoloso». Violente ribellioni e amari rimpianti, fughe verso l’ignoto e desiderio di riscatto, vagabondaggi nella natura e reclusioni in manicomio riempiono un’epoca molto travagliata. Dolore e risentimento, nostalgia e illuminazioni si sciolgono nelle pagine di questo romanzo dove la memoria del suono delle campane e dei paesaggi elvetici, dei loro colori, delle luci e delle atmosfere tornano a rinnovarsi come nelle opere del pittore. Martinoni parte dalla realtà per avventurarsi a poco a poco nella magia visionaria di un mondo che nutre profondamente l’ispirazione e il lavoro di uno dei più grandi e inquietanti artisti del Novecento.
Note biografiche
Renato Martinoni (1952) è professore emerito di Letteratura italiana all’Università di San Gallo; ha insegnato contemporaneamente Letteratura comparata a Ca’Foscari a Venezia. Studioso e filologo, è curatore di edizioni critiche e autore di libri dedicati in particolare al Settecento e al Novecento, con incursioni nella pittura barocca e nella scrittura di viaggio. Sul versante narrativo ha pubblicato Sentieri di vetro (1998, Premio Schiller), Dialoghi eretici (1999), Il nome della pietra (2002), Il tramonto degli dei. Storia e romanzo di Cervo Bianco (2004, da cui è stato tratto il film L’enigma Tewanna Ray, 2006), Il paradiso e l’inferno. Storie di emigrazione alpina(2011) e, con Laura Martinoni-Pasotti, Ceramica e inchiostro (2016).