Descrizione
È possibile documentare una tradizione municipale torinese aperta alle esperienze europee lungo tutto il XX secolo? L’Esposizione internazionale del 1911 è momento peculiare della circolazione di saperi e di personalità afferenti alle istituzioni locali internazionali. Se tale indirizzo ben si inserisce nella spinta modernizzatrice del primo decennio del Novecento, resta da chiarire se e come la vocazione europea di Torino sia sopravvissuta durante il ventennio fascista. Non bisogna dimenticare, ad esempio, che nel 1926 vi si svolse il primo Congresso nazionale di Urbanistica. Nel secondo dopoguerra, complici anche le celebrazioni del centenario dell’Unità d’Italia, si assiste a una ripresa della strategia politico-amministrativa mirante a esaltare la dimensione europea e internazionale della città. Si punta da un lato allo sviluppo della rete autostradale in concomitanza con la promozione dei trafori verso Francia e Svizzera, dall’altro all’incremento della diffusione di idee e di studiosi, di cui è prova la nascita, già nel 1952, dell’Istituto universitario di Studi europei. Tutto ciò avviene in sinergia con camere di commercio, unioni imprenditoriali, associazioni sindacali, banche e imprese private, indotte a loro volta a sviluppare potenzialità transnazionali. È in questo contesto che, nei prestigiosi edifici costruiti per ospitare Italia ’61, verranno ben presto a insediarsi sedi distaccate degli organismi internazionali. A conclusione delle celebrazioni dei centocinquant’anni dell’Unità d’Italia, che hanno nuovamente visto Torino protagonista, questo volume riflette, attraverso analisi storiche e testimonianze, sulla radicata vocazione di Torino città proiettata verso l’Europa.