Descrizione
Due universi a confronto: una psicanalista alle prese con il testo biblico in un libro di successo.
RINGRAZIAMENTI
A Brigitte Dardaud, Nicole Dauitzenberg, Marie-Michèle Grolleron, Gilberte Passebosc, la cui quotidiana ricerca di verità mi ha spinta a cercare non solo attraverso la psicoanalisi. Ringrazio Paul Beauchamp: i suoi scritti ed il suo insegnamento mi hanno permesso di leggere la Bibbia senza essere mai costretta a dimenticare l'inconscio. Lo ringrazio anche per la sua capacità di mettere in sintonia persone tanto diverse in una comune ricerca.
Tra queste persone, che vorrei citare senza eccezioni, ricordo particolarmente Colette Briff ard e Michel Menvielle per questi sei anni di lettura comune nel corso dei quali la loro ricerca e il nostro reciproco ascolto mi hanno dato tanto. Grazie a Michel per aver letto il manoscritto. Ringrazio per le loro risposte alle mie domande, le loro domande alle mie risposte, Christiane Mallet-Watteville e Xavier de Chalendar. Tra gli psicoanalisti, ringrazio particolarmente Robert Higgins per aver visto tanto chiaramente la posta in gioco di una lettura biblica per e con degli psicoanalisti, così come Alice Cherki, Monique Selz, con la quale ho fatto il percorso fino alla Bibbia ebraica, e Tristan Foulliaron.
Grazie a Anne-Marie Tate; la sua lettura at tenta del manoscritto mi ha aiutata a scrivere. Con tutti ho condiviso ben più della lettura di testi; dovrei piuttosto dire: li abbiamo, in gradi diversi, provati tra di noi; la presente opera, tuttavia, impegna solo me. Devo infine dire che questo percorso di cui scrivo l'itinerario l'ho vissuto fin dall'inizio con Dominique Balmary. Che egli trovi qui, lui e i nostri figli, l'espressione della mia profonda riconoscenza.
ESTRATTO DAL PRIMO CAPITOLO
Credenti e non credenti: cuori che si assomigliano
Un discorso sull'essere, una metafisica, non hanno senso se ignorano i giochi che la vita è stata costretta a giocare: con la morte. Per rispondere all'enigma del sacrificio mi si impone la sagacia più paziente. - GEORGES BATAILLE
Freud fa un sacrificio
Forse questa sagacia paziente si è imposta anche a me conducendomi da Freud alla Bibbia per vie non ancora tracciate, tenendo conto di elementi trascurati, a volte di dettagli, più che di grandi idee. La lotta del primo psicoanalista contro la religione, in che clima si svolge? Mi serviranno qui alcuni esempi, non da prove, ma da punti di riferimento. Li ho scelti intenzionalmente dalla parte del cuore invece che da quella della testa; allorché Freud ama coloro che ama, si pone per lui la questione della religione?
Egli è conosciuto come agnostico, e tale si proclama. Ma colui che crede di aver chiuso con Dio non ha necessariamente chiuso con gli dèi, né con i sacrifici, allorché teme una disgrazia. Il biografo ufficiale di Freud, Ernest Jones, non ha mancato di comunicarci un atteggiamento del genere, uno di quei «giochi che la vita fu costretta a giocare con la morte ». (La storia ci è raccontata non al capitolo «Religione», ma a quello intitolato «Occultismo»):
Freud ha personalmente annotato diversi casi di atti magici eseguiti inconsciamente allo scopo di evitare una calamità. Il primo risale al 1905, quando la figlia maggiore si trovava in pericolo di vita in seguito ad un grave intervento. Freud! era tutt'altro che goffo nei movimenti: era anzi così preciso che mai gli occorse di rompere accidentalmente uno dei delicati e preziosi oggetti della collezione che pur riempiva le sue stanze. In questa occasione, invece, si sorprese nell'atto di assestare con la pantofola un colpo sapiente a una piccola Venere marmorea che andò in pezzi. Era un'offerta sacrificale per salvare la vita della figlia. [ ... ] Questo aspetto della sua mentalità perdurò finché visse. Ancora nel 1925 ci racconta di aver smarrito busta e occhiali nei boschi proprio quando stava aspettando l'arrivo di Anna: poco prima era avvenuto un incidente ferroviario, e con questo sacrificio egli voleva assicurarsi che]' evento non si ripetesse durante il viaggio della figlia.
Qui non è il medico, lo scienziato, è il padre in ansia per le figlie, pronto a rinunciare ad un oggetto per lui prezioso - una statuetta - o anche ad una protesi indispensabile (gli occhiali, a sessantanove anni). Che esito si aspetta da un atto del genere, se non d'influire sulla volontà del dio che presiede al destino? Laddove un credente farebbe una preghiera - parola rivolta a Dio e che viene alla coscienza- Freud fa un sacrificio materiale, apparentemente involontario (e muto?). A chi? egli lo sa? da quale fondo delle civiltà, delle età, riaffiora in lui questo atto di propiziazione? a qual dio dice: ti dono questi due oggetti preziosi ma lasciami le mie figlie, esse mi sono più care della più bella (Venere), ed anche della vista? Ciò può apparire solo come aneddoto di una superstizione passeggera. Lo si può anche accostare a testi, a lettere di Freud in cui egli è ancora una volta esemplare di una situazione chiave della condizione umana.