Descrizione
Un avvincente romanzo che fa luce sulle recenti aggressioni russe e sugli esseri umani coinvolti nel fuoco incrociato.
«La voglia di scrivere queste pagine mi è venuta dopo che è stato chiaro a tutti che il giornalismo non era più un modo efficace di influenzare la realtà, ma che qualche speranza la dava ancora la letteratura». Michail Ševelëv
Una sera del 2015 il giornalista Pavel Volodin e sua moglie Tat’jana sono a casa quando viene diffusa la notizia che c’è stato un attacco terroristico. Oltre un centinaio di persone sono state prese in ostaggio nella chiesa dell’Epifania del villaggio di Nikol’skoe, vicino Mosca. Sullo schermo della tv appare il volto di uno dei terroristi: è Vadim Petrovič Serëgin, detto Vadik, un vecchio amico di Pavel. L’amicizia tra i due uomini attraversa un’epoca di conflitti, guerre, pace, migrazioni e fughe. Pavel è forse l’unico amico di Vadik, e infatti è lui che Vadik vuole come negoziatore. Quando Pavel entra in chiesa c’è un terribile silenzio. Vadik lo accoglie ma si rifiuta di cedere. Man mano che la posta in gioco diventa sempre più alta, veniamo a conoscenza della storia di Vadik, incluso il suo legame con le guerre in Cecenia e in Ucraina, e diventa chiaro che il primo incontro tra i due uomini non era solo ciò che pensava Pavel. Tornato in chiesa, Pavel capisce che i terroristi hanno un’unica richiesta, che ha a che fare con il Presidente della Federazione russa: Vladimir Putin.
Note biografiche
Nato nel 1959, si è laureato in lingue all’Università di Mosca. Inizia come traduttore e interprete, e passa poi a collaborare con il settimanale Moskovskie novosti di cui a un certo punto diventa vicedirettore. Ha lavorato anche per Radio Svoboda (Radio Free Europe, Radio Liberty). È autore di due romanzi e di diverse raccolte di racconti, tradotti in diverse lingue. Nel 2021 gli è stato conferito il Premio Isaac Babel’ (Ucraina).