Descrizione
Con il genio che gli è proprio, Euripide sovverte tutto ciò che sappiamo della più famosa tragedia della storia classica, donandole un finale da commedia, con fughe rocambolesche e sposi riconciliati. Quella che mette in scena è una versione differente della storia di Elena di Sparta, che assume come antefatto l’idea che Elena non abbia mai seguito il figlio di Priamo a Troia, non vi sia stato alcun adulterio. Prima della venuta a Sparta di Paride, Era, per vendicarsi del giovane che le ha preferito Afrodite, fa rapire la bella Elena e la sostituisce con un “simulacro” a lei somigliante. Un’“immagine” fatta “con un frammento di cielo”, la materia sottile delle nuvole, ma che dà a tutti la plausibile apparenza di un corpo palpabile. Negli anni sanguinosi la “vera” Elena sarebbe sempre stata in Egitto, senza alcuna colpa e senza alcuna responsabilità di tutto il furore e di tutta l’atrocità che si consumavano nel suo nome. Senza aver commesso alcun atto che giustificasse, in effetti, l’odio e l’infamia universali che ancora attorno al suo nome si adunavano sia da parte greca sia sul versante troiano. Alla fine della guerra, vittima di una violenta tempesta che ha travolto la sua flotta, anche Menelao finisce naufrago in Egitto. Saprà riconoscere la donna reale, lì imprigionata, che sempre gli è stata fedele, dalla copia che egli porta con sé come prigioniera? L’opera di Euripide rappresenta una critica alle tragedie venute prime della sua, certo, ma forse anche la narrazione di una verità inoppugnabile: l’oggetto del desiderio non è sempre, per sua natura, un miraggio o un fantasma che svanisce nel nulla nel momento stesso in cui si creda di averlo raggiunto?