Descrizione
A Casalcassinese come ad Acquafondata, i due luoghi protagonisti di questo libro, si respira l’aria di una civiltà contadina e pastorale che ha depositato i suoi valori nella mente di ogni seguace di Diana: «Le starne si può dire vivano nell’abitato in mezzo ai polli − afferma candidamente il parroco del paese − le lepri vanno a mangiare i ceci negli orticini delle case; la pernice è un poco meno socievole, ma non tanto da non trovarla appena duecento metri fuori dell’abitato, sulla fontana del barone». Dunque, non solo caccia, nelle pagine di Antonio Grossi, ma anche un viaggio a ritroso nel tempo, un peregrinare nei recessi più delicati e lontani della memoria. Certo l’arte venatoria è quella che ne sorregge l’impalcatura, ma i racconti si snodano soprattutto intorno a un piccolo spaccato di umanità, con personaggi, ambienti e bozzetti ricamati sul quadro storico di un’Italia in bianco e nero: i primi del Novecento, il periodo fra le due guerre, quando esistevano ancora cacciatori di professione, come Scoppetta, contadini e pastori (e pastorelle bellissime, come Dolorosa), beccacce bianche e pointer mirabolanti.
Note biografiche
Edgardo Antonio Grossi (1898-1971) esercitò, assieme alla professione di avvocato, un’intensa attività giornalistica e letteraria, pubblicando il suo primo libro di novelle, Motivi di cronaca, nel 1925. Seguirono un’altra raccolta di novelle, Punti di vista, un romanzo sportivo di ambientazione calcistica, Il cuore sul piede, e alcune opere per il teatro. La distruzione della sua Cassino, ove l’ultima guerra incrudelì per mesi e mesi, lo costrinse a trasferirsi a Roma, dove riprese la professione forense e la collaborazione a giornali e riviste. Con All’insegna della caccia, libro che potrebbe definirsi un’autobiografia venatoria, fu fra i finalisti al Premio Bancarella Sport nel 1968.