Descrizione
Non un manuale di storia dell’opera, non una raccolta organica, ma le stazioni di un lungo viaggio attraverso il teatro europeo dal Barocco al Novecento, senza alcun ordine o sistematicità, un avvicinamento rapsodico a questo o quel capolavoro dell’opera francese, tedesca, russa, spagnola o americana. “Il vero viaggiatore è quello sollecitato a muoversi per motivi fisici, estetici, intellettuali, nonché spirituali” ha scritto la celebre narratrice di viaggi Ella Maillart; ma gli incontri musicali che qui riferisco non hanno avuto motivazioni così varie e profonde, sono stati realizzati a tavolino con incantata ammirazione e una buona dose d’immaginazione, sono i documenti di una mia personale Wanderlust: con un possessivo aggiunto a un famoso titolo montaliano, questa è la cronaca de “Le mie occasioni” operistiche. Occasioni, poiché i capitoli che costituiscono questo volume (e altri rimasti nel cassetto) nascono infatti tutti su commissioni, cui non ho mai saputo dire di no, quando un teatro, un convegno di studi, un dizionario d’opera, una rivista musicale mi hanno invitato a studiare un titolo magari inconsueto, stimolando così la mia curiosità e desiderio di ricerca, e alle diverse commissioni – magari impreviste e improvvise – ho risposto talvolta con una scheda sintetica, ora con un’esposizione diffusa, ora con un vero e proprio saggio, nell’arco di oltre quarant’anni d’attività di critico musicale. Il tono e la diversa ampiezza di questi scritti ne denunciano l’origine e la destinazione, così come il differente dettato dei saggi più antichi: più ampi, articolati e forse più “appassionati” (come si richiedeva per i programmi di sala) rispetto allo stile più prosciugato e sintetico degli ultimi tempi, divenuti così avari con la critica musicale. Ma, piuttosto che “raccontare” le stagioni della mia vicenda critica (che, per chi lo voglia, si può ricostruire con le date poste in calce ai vari scritti), le eventuali maturazioni o evoluzioni del mio approccio con l’opera lirica, ho preferito disporre questa raccolta secondo un criterio cronologico: così, di fronte al lettore, quasi fosse un romanzo a puntate di un certo fascino, scorrono – secondo una puntuale vicenda storica – capolavori e opere rare del repertorio d’Oltralpe, comprese alcune in lingua italiana ma che a Parigi, Vienna o Pietroburgo nacquero od ottennero particolari riconoscimenti. Questo diario di viandante melodrammatico è rivelatore di incontri occasionali con autori e titoli non propriamente “popolari” (Schubert, Marschner, Schreker, Busoni, Weill...), ma anche di alcuni miei intensi amori teatrali (Beethoven, Weber, Berlioz, Čajkovskij, Prokof’ev), anche se non tutti rappresentati in modo equilibrato (si noterà, ad esempio, l’assenza vistosa di Wagner, di Janácek, e dell’amatissimo Richard Strauss, cui però ho dedicato una monografia); e come tutti i diari può (e deve) essere sfogliato col gusto del salto a mo’ di canguro fra epoche e autori diversi, con un certo piacere dell’improvvisazione, della curiosità, della scoperta, se è vero, come ha scritto Shakespeare, che “tutto il mondo è un teatro e tutti gli uomini e le donne non sono che attori: essi hanno le loro uscite e le loro entrate; e una stessa per- sona, nella sua vita, rappresenta diverse parti.” Ma se ai miei venticinque lettori di manzoniana memoria questo gioco non riuscisse piacevole e interessante, e “invece fossimo riusciti ad annoiarvi, credete che non s’è fatto apposta”.
Cesare Orselli