Il Dante di Gorni vuol essere «un ritratto in piedi», che cioè «non si limiti a raccogliere e a ordinare una bibliografia sterminata», ma «che abbia un’idea forte dell’autore: tendenziosa magari, ma moderna e nuova». Colpisce la straordinaria ricchezza del ‘racconto’, e l’abilità – si potrebbe definire ‘registica’ – con cui è stato ‘montato’. Gorni, infatti, affianca gli uni agli altri i capitoli più strettamente biografici e quelli di descrizione e interpretazione delle opere, in una sequenza unica e, quel che più importa, profondamente unitaria.Alberto Asor Rosa, “la Repubblica”

Guglielmo Gorni, presidente onorario della Società Dantesca, è professore di Filologia italiana all’Università di Roma La Sapienza. Editore critico di testi medievali e del Rinascimento, tra cui le Rime di Leon Battista Alberti (Milano-Napoli 1975), si è occupato di filologia testuale, di cultura dell’Umanesimo, di lirica cinquecentesca, di Gadda. I suoi saggi di metrica sono raccolti in Metrica e analisi letteraria (Bologna 1993). Su Dante ha pubblicato i volumi: Il nodo della lingua e il verbo d’Amore. Studi su Dante e altri duecentisti (Firenze 1981), Lettera nome numero. L’ordine delle cose in Dante (Bologna 1990), Il Dante perduto. Storia vera di un falso (Torino 1994), Dante nella selva. Il primo canto della “Commedia” (Firenze 1995-2002), Dante prima della Commedia (Firenze 2001), oltre a un’importante edizione critica della Vita nova (Torino 1996).