Descrizione
Published in Sociologia n.1/2018 - Rivista quadrimestrale di Scienze Storiche e Sociali dell'Istituto Luigi Sturzo, diretta da Andrea Bixio | Una sociologia visuale wittgensteinianamente avvertita. La ricerca sociale visuale è oggi in una fase di rinnovata espansione, e quando si provino ad approfondire i suoi approcci e le sue tecniche in breve tempo emerge il bisogno di chiarire in che modo siano intimamente connesse tra loro la dimensione visuale e quella linguistica. Sembra talvolta che la questione venga messa rapidamente da parte, mentre la sua mancata o insufficiente considerazione potrebbe costituire un limite potenziale di differenti sociologie visuali, preliminarmente bisognose di una descrizione propriamente sociologica del vedere stesso, di una sorta di sua rispecificazione (Garfinkel 1991) come prassi sociale e contestuale concreta. Nella ricerca di chiarimento, si potrebbe percorrere la strada del mostrare la relazione fluttuante e dai confini sfumati tra scrittura ed immagine, la combinazione stretta di linguaggio ed immagine, il continuum tra di essi, nonostante il tentativo dell’Iconic Turn o del Pictorial Turn di distinguere più chiaramente parole ed immagini. Tuttavia, prima e comunque accanto a questo itinerario è necessario percorrerne un altro – che è proprio ciò che si proverà a fare in questo articolo –, volto al tenere conto del contributo offerto da Ludwig Wittgenstein alla costituzione di una grammatica del vedere. Contributo che sottende una concezione del vedere come attività pratica intersoggettiva, cooperativa e socialmente organizzata e che ci invita a riflettere sui caratteri che può assumere la ricerca sociologica visuale all’interno di una sociologia che sappia incorporare davvero le conquiste wittgensteiniane (cfr. Ogien 2007 e 2017; Sharrock e Coulter 2001; Caniglia e Cimmino 2017), come hanno saputo fare correnti diverse, tra cui, ad esempio, l’etnometodologia (mediante l’introduzione di riflessioni che guidano la sociologia ad individuare ancora campi d’esercizio suoi propri, cui accenneremo indirettamente nella seconda metà del testo). Dunque, posto che «certe cose del vedere ci sembrano enigmatiche, perché l’intiero vedere non ci sembra sufficientemente enigmatico» (Wittgenstein 1941-49/1953 [2009], 279), concentriamoci su questo vedere.