Descrizione
Il 19 maggio di ogni anno, in Grecia e nelle comunità greche sparse in tutto il mondo, si celebra la Giornata della memoria del genocidio dei greci del Ponto, un evento drammatico ma poco noto della Storia del Novecento. All'inizio del secolo scorso, circa settecentomila greci vivevano sulle sponde del Mar Nero. Di fede cristiano-ortodossa, avevano salvaguardato la loro identità etnica, culturale e religiosa, pur facendo parte dell'Impero ottomano, in una situazione di convivenza pacifica. Con lo scoppio della Prima guerra mondiale, tutto cambiò. Prima il genocidio degli armeni (1915), quindi la persecuzione dei greci e degli assiri. La politica attuata tra il 1916 e il 1923 nei confronti dei greci del Ponto portò a massacri, deportazioni, marce forzate in pieno inverno, arruolamento degli uomini in battaglioni di lavoro. Dei settecentomila abitanti originari, circa la metà trovò la morte, mentre i sopravvissuti fuggirono in Grecia.La giornalista Maria Tatsos ci racconta la storia di una di loro: Eratò Espielidis (1896-1989), nata sulle sponde del Mar Nero a Kotyora (l'odierna Ordu), e della sua famiglia. Dall'infanzia felice nella sua casa sul mare all'angoscia di giovane sposa cui è portato via il marito e di madre che lotta per la sopravvivenza del suo bambino di due anni, la vicenda di Eratò - nonna dell'Autrice - è emblematica della tragedia vissuta da molte famiglie greche del Ponto. La vicenda personale e quella di un popolo sono raccontate dalla Tatsos al tempo stesso con l'obiettività della studiosa e la passione di chi è direttamente coinvolto.