Descrizione
«Poesia, entusiasmo e adrenalina»: è questa la montagna raccontata da Carlo Grande. È lo scenario della Sainte-Victoire che rapisce Cézanne, o la luce dolce sulle vigne descritta da Pavese. È un possibile antidoto al rituale moderno della velocità, «un silenzio di voci che bisbigliano» e che svelano una natura archetipica e indicibile. Ma sono anche i luoghi di una fatica quotidiana e paziente che si perde nel tempo, forre oscure e minacciose come le Forche Caudine o la gola di Roncisvalle, vette himalayane che attirano l’uomo nella «zona della morte». Sono le montagne da sempre teatro di lotte e invasioni: da Annibale che varcò le Alpi allo sterminio dei catari, fino alla Resistenza ai nazifascisti e alla pacifica opposizione alle mostruose gallerie della TAV. In un sottile gioco tra parola e allusione, scrittura e immaginazione, Grande, in compagnia di Herzog, Buzzati, Thoreau, Mann, Rigoni Stern, ci invita a riscoprire il gusto dell’andare a piedi e del «salire», accettandone i rischi e le avventure: «Per non cancellare il proprio paesaggio interiore e perdere così la gioia di vivere».
Note biografiche
Carlo Grande, scrittore e giornalista torinese, lavora a La Stampa e collabora con varie testate e la Scuola Holden occupandosi di cultura e di ambiente. Per sette anni ha diretto la rivista di Italia Nostra. Ha pubblicato i racconti ecologici I cattivi elementi (Fernandel, 2000); La cavalcata selvaggia (Ponte alle Grazie, 2004); i racconti Padri (Ponte alle Grazie, 2006); Terre alte (Ponte alle Grazie, 2008). Vive e lavora a Torino.