Descrizione
L’orto sembra essere un luogo in cui lavorare per produrre ortaggi, niente di più. Eppure non pochi artisti, ricercatori, mistici, scrittori, hanno cercato il modo di coltivarne uno, a imitazione forse del Creatore, che è per Dante “l’ortolano eterno” che si prende cura di noi, sue fronde. L’orto, un microcosmo fecondo e perciò necessario, ha sempre parlato all’uomo che se ne è occupato. L’uomo moderno, che non produce più quello di cui si nutre, sembra aver perduto la capacità di comprenderlo. L’autrice di questo libro ricostruisce le sue esperienze di orticultore inesperto e cerca di tradurre per noi la ricchezza che il rapporto diretto con la Terra e la Natura produce in chi le coltiva e se ne prende cura. La scoperta è che considerando l’orto come una terra di significati e non come una terra di fatti, si può godere non solo dei suoi frutti materiali ma anche di quelli, altrettanto ricchi, spirituali: la cura, la generosità, la fatica, l’attesa, l’ascolto, la protezione. L’orto cura chi si prende cura di lui.