Beschreibung
"C'era incoscienza totale, un entusiasmo pazzesco e c'era, per la prima volta, una quantità di espressioni che venivano a galla e che non credo ci fossero mai state fino a quel momento" (Piero Pelù).
Parlano i protagonisti di quarant'anni di cultura indipendente e alternativa a Firenze: Giacomo Aloigi, Alessandro Querci, Mario Venuti, Ernesto De Pascale, Federico Fiumani, Piero Pelù, Checco Calamai, Ghigo Renzulli, Antonio Aiazzi, Gianni Maroccolo, Roberto Terzani, Arlo Bigazzi, Nicoletta Magalotti, Adriano Primadei, Emilio e Enrico Sacco, Cosimo "Keita" Cadore, Fabrizio Federighi, Francesco Magnelli, Marco Lamioni, Massimo Altomare, Daniele Trambusti, Larry "Hit" Bolognesi, Massimo Bertolaccini, Maurizio Dami, Marcello Michelotti, Daniele Biagini e Mirco Magnani, Andrea Chimenti, Paolo Favati, Raf, Renzo Franchi, Nicola Vannini, Roberto Toccafondi, Mixo, Stefano Tonchi
La capitale del Rinascimento Rock celebra la sua rivoluzionaria e longeva new wave perché ancora vivissima e in pieno movimento. Molte cose sono cambiate dagli anni Ottanta, ma non la voglia di fare musica e sperimentare, ritrovarsi e organizzare, condividere e amare che ha trasformato Firenze e contaminato le generazioni, e non ha più smesso.
"Dopo quarant'anni siamo ancora qui a parlare di quel vortice indimenticabile, di quel fenomeno straordinario che furono gli anni Ottanta a Firenze. Mi pongo una domanda: ma si è esaurito quel decennio? A me sembra che quelle atmosfere siano andate avanti, ovviamente in forme diverse, camaleontiche, nascoste, ho la sensazione che quel fuoco non si sia mai sopito, non si sia mai spento. Sicuro, molte cose sono cambiate, molti spazi e molte persone non ci sono più, molte etichette indipendenti sono ormai solo nella memoria collettiva, molti appuntamenti culturali sono finiti negli annali della storia, di tanti eventi resta traccia solo nei libri o in splendidi e colorati documentari. Eppure sento ancora vibrare questa città, avverto ancora tante occasioni formidabili pulsare nell'undeground fiorentino" (Bruno Casini).