Beschreibung
“Ora pazienza poi disobbedienza”, il motto di questo numero, è stato scritto su un argine dell’Arno a Firenze. Aggiungiamo che, probabilmente, il momento della pazienza è già finito. Uno dei maggiori quotidiani italiani, “Repubblica”, è stato acquistato dagli Agnelli, che hanno già imposto un nuovo direttore: Rinaldo Gianola ci spiega le poste in gioco dell’intreccio tra stampa e poteri economici. Rispetto alla crisi sanitaria, Giuseppe De Rita ne analizza per noi con “ira”, ma anche con la consueta lucidità, la gestione “statale”, mentre due interviste affrontano il rapporto tra questa crisi e le nostre comunità: Gianni Tognoni, medico, intervistato da Lorenzo Betti e Mauro Boarelli, pone il tema del rapporto tra salute, sistema sanitario e territorio; il collettivo Ippolita risponde alle nostre domande sul controllo digitale e sulla necessaria costruzione di strumenti informatici autonomi e indipendenti, nella scuola e non solo.Nella sezione “Pianeta” dedichiamo un ampio dossier alla pandemia nelle Americhe. Lucia Capuzzi descrive l’impatto del virus sui movimenti sociali, soprattutto in America Latina, movimenti che nel 2019 avevano vissuto un momento di grande effervescenza, come ricostruisce Francesco Betrò. Dal Brasile, Juliana Belota e Janaina César, entrambe tradotte da Carla Pollastrelli, ci informano sul drammatico impatto dell’epidemia rispettivamente sulle popolazioni indigene e sugli abitanti delle favelas, nonché sulle loro sacrosante pratiche di resistenza, denunciando le politiche del governo Bolsonaro. Sul diseguale impatto della pandemia sulle popolazioni dell’America Latina ragiona anche Fabián Villegas, nella traduzione di Fiorenza Picozza, e ancora Picozza, dal Messico, ci ricorda le difficoltà vissute dai migranti. Andando più a Nord, Francesca Nicola e Enzo Traverso riflettono sulle disuguaglianze sociali enfatizzate dalla pandemia e dalla sua gestione politica a New York e negli Stati Uniti e invitano a ripensare le forme di azione collettiva. Di Russia e del sistema di potere di Putin negli ultimi vent’anni ci parla invece Federico Varese.In “Educazione e intervento sociale” torniamo sul film Favolacce dei fratelli D’Innocenzo, grazie a Giordana Piccinini ed Emilio Varrà, che accostano il film a Peter Pan e al desiderio rabbioso di non voler diventare adulti. Laura Pigozzi, da psicanalista, ci regala una preziosa analisi del corpo degli adolescenti sequestrati dal lockdown e dalla didattica a distanza. Sono passati quarant’anni dalla morte di Franco Basaglia, ma i suoi insegnamenti, oggi, sono sempre più necessari. Ce lo ricordano Oreste Pivetta e, in un’intervista a Lorenzo Betti, Carmen Roll, collaboratrice di Basaglia, che afferma che è necessario smantellare pratiche sanitarie e istituzionali palesemente non funzionanti e lesive dei diritti di persone ammalate, per entrare nel mare aperto e creativo della sperimentazione.In “Poco di buono” Rosa Carnevale ci parla degli scatti di cinque fotografe – Paola Agosti, Letizia Battaglia, Lisetta Carmi, Elisabetta Catalano, Marialba Russo – che si interrogano su cosa sia stata l’identità femminile tra gli anni Settanta e gli Ottanta. Seguono le poesie di Awlad Ahmad, il poeta della rivoluzione tunisina, a cura di Costanza Ferrini. Riprendiamo poi un testo di Giorgio Agamben sul destino dell’università, che ha fatto e farà discutere, mentre Piergiorgio Giacchè commenta causticamente una delle tante adirate critiche agli interventi di Agamben. Di Marina Testa riprendiamo invece un lucido testo su cosa è necessario salvare e cosa no nel mondo dell’editoria travolto dalla crisi. Massimiliano Bampi ricorda il grande romanziere svedese Per Olov Enquist, scomparso in aprile, mentre Anita Raja riflette sul lavoro di traduzione, a partire da Christa Wolf.Ricordiamo infine Alex Langer, scomparso venticinque anni fa, il 3 luglio 1995, riproponendo un suo testo attualissimo su politica e conversione ecologica.