Beschreibung
Redattore ordinario. 1983: mentre a Torino esplode lo «scandalo delle tangenti», nel Po viene ritrovato il cadavere di una donna. Un banale suicidio? Così sembra a un primo esame. Ma il giovane cronista incaricato di «coprire» la notizia non è convinto e comincia a scavare nel passato della vittima. Dove non tutto è limpido. Anzi, spunta un possibile (forse probabile) coinvolgimento nella «tangenti-story» che in quei giorni, con molti anni di anticipo su Tangentopoli, travolge alcuni dei politici più noti del Piemonte. Ma il giornale è in crisi e i suoi capi, timorosi di perdere finanziatori, preferiscono archiviare in gran fretta la vicenda. Sullo sfondo infuria la guerra tra il clan dei Catanesi e i calabresi per il controllo delle attività criminali sulla piazza torinese.
«Faceva caldo, sulle rive non c’era nemmeno un albero che desse un po’ d’ombra e l’acqua quasi stagnante del fiume puzzava. Per fortuna il recupero fu veloce. Il cadavere non era bello. A giudicare dagli stracci che aveva ancora addosso e dai capelli lunghi, era quello di una donna, ma non ci avrei giurato: doveva essere rimasto nell’acqua per almeno dieci giorni, e pesci e topi avevano fatto il resto. Nemmeno il colore dei capelli, impiastricciati di fango, poteva dirsi sicuro: castani, forse biondi. Alle impronte digitali non era il caso di pensare, visto che i polpastrelli non c’erano più. I poliziotti ne sapevano meno di me. Si erano portati sul posto – dissero proprio così, come se stessero compilando il verbale – su istruzioni della centrale, che era stata avvisata dal guardiano della diga. Il guardiano fu anche più laconico. ‘Stava nell’acqua, dottore. È il diciottesimo che trovo da quando sono qui. Ormai ho imparato a riconoscerli subito, anche se spunta soltanto un pezzettino. E il numero di telefono della questura lo so a memoria’.»
True crime o giornalismo d’inchiesta? Pura fiction o rilettura romanzata della realtà? Come spesso accade in un grande noir, i confini non sono sempre così chiari. E, nelle pagine del romanzo, il lettore ritroverà eventi, luoghi, fors’anche personaggi familiari.
«Faceva caldo, sulle rive non c’era nemmeno un albero che desse un po’ d’ombra e l’acqua quasi stagnante del fiume puzzava. Per fortuna il recupero fu veloce. Il cadavere non era bello. A giudicare dagli stracci che aveva ancora addosso e dai capelli lunghi, era quello di una donna, ma non ci avrei giurato: doveva essere rimasto nell’acqua per almeno dieci giorni, e pesci e topi avevano fatto il resto. Nemmeno il colore dei capelli, impiastricciati di fango, poteva dirsi sicuro: castani, forse biondi. Alle impronte digitali non era il caso di pensare, visto che i polpastrelli non c’erano più. I poliziotti ne sapevano meno di me. Si erano portati sul posto – dissero proprio così, come se stessero compilando il verbale – su istruzioni della centrale, che era stata avvisata dal guardiano della diga. Il guardiano fu anche più laconico. ‘Stava nell’acqua, dottore. È il diciottesimo che trovo da quando sono qui. Ormai ho imparato a riconoscerli subito, anche se spunta soltanto un pezzettino. E il numero di telefono della questura lo so a memoria’.»
True crime o giornalismo d’inchiesta? Pura fiction o rilettura romanzata della realtà? Come spesso accade in un grande noir, i confini non sono sempre così chiari. E, nelle pagine del romanzo, il lettore ritroverà eventi, luoghi, fors’anche personaggi familiari.