Beschreibung
Lungi dall’attraversare un’epoca «oscura», Napoli durante il periodo vicereale spagnolo dimostra la sua vitalità culturale anche nel campo antiquario, mettendo la Città a livello di una «capitale culturale» europea del tempo, come indicano le stesse fonti contemporanee. In questo contesto il collezionismo di antichità nella capitale del Regno, analizzato attraverso le fonti letterarie ed archivistiche, evidenzia un saldo legame con il ceto togato, frequentatore dei tribunali e detentore degli uffici burocratici. Si dispiega così il successivo modificarsi del collezionismo antiquario come fenomeno sociale, dalle premesse rinascimentali intorno alla corte aragonese, al momento del passaggio all’Impero di Carlo V, quando la raccolta dei documenti dell’antichità da parte di un ceto di funzionari e amministratori dalla formazione giuridica poteva essere vissuta come riaffermazione di fedeltà alla Corona cesarea prima e spagnola poi, fino all’ascesa di queste stesse famiglie ai ranghi della nobiltà: passaggio compiuto nel corso del Seicento, quando le antichità finivano col riscuotere l’interesse soprattutto di eruditi e di «tecnici», cui si andavano affiancando collezioni di nuova concezione, più ariose e tematicamente definite, finché le scoperte vesuviane all’alba del secolo successivo preannunziarono un diverso periodo di interessi e di gusto.