Il Nuovo Testamento

Autor:
Jahr :
2012
ISBN:
9788839967916
DRM:
Social DRM

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Beschreibung

Il Nuovo Testamento ha influenzato nel corso dei secoli la cultura occidentale e ancor oggi la impregna di sé. Il libro si propone come una sintesi e una guida alla lettura e, seguendo la cronologia della loro redazione, presenta il contenuto dei diversi scritti che compongono il Nuovo Testamento, li ricolloca nel contesto storico della chiesa nascente, espone i loro orientamenti teologici, ripercorre le tappe della formazione del canone e la storia delle traduzioni. ESTRATTO DALLA PRIMA PARTE A volte si legge che il Nuovo Testamento è il 'libro fondatore' del cristianesimo. Non è un'espressione esatta. Per descrivere il ruolo principale di questi ventisette libri, che li distingue da tutta la letteratura cristiana scritta nella loro epoca, bisogna trovare un'altra formula. Il Nuovo Testamento, in effetti, non ha 'fondato' il cristianesimo nel senso che lo avrebbe preceduto e lo avrebbe modellato: la religione e il suo libro sacro si sono sviluppati insieme, tanto che non è possibile descrivere l'uno senza parlare delle tensioni e delle rivalità che hanno accompagnato la nascita dell'altra. Nuovo Testamento e storia del cristianesimo primitivo sono indissociabili l'uno dall'altro: la percezione e la trasmissione degli avvenimenti vissuti dai primi discepoli costituiscono delle poste in gioco per la comunità e la modellano, perché a raccogliere questo insieme di persone in comunità è la volontà di trasmettere. Ma, a sua volta, l'evoluzione della chiesa condiziona gli strumenti e i modi di questa trasmissione. 1. Da Gesù al Nuovo Testamento Il Nuovo Testamento non può pertanto essere compreso se lo si dissocia da tutto ciò che presiede alla nascita del cristianesimo: la testimonianza di un gruppo di ebrei della Galilea, secondo i quali Gesù, che aveva predicato tra loro l'avvento del regno di Dio, era il messia promesso da Dio, era risorto, aveva vinto la morte e annunciava la conclusione di una nuova alleanza tra gli esseri umani e Dio. 1.1. L'AMBIENTE DEGLI EBREI DELLA GIUDEA Questa credenza nasceva tra gli ebrei della Giudea in un momento particolare della storia del giudaismo, di un giudaismo segnato dall'esperienza dell'esilio (587-538 a.C.), in un ambiente del quale, da una quarantina d'anni, riusciamo a misurare sempre meglio la complessità. Del periodo dell'esilio questo ambiente aveva conservato le credenze messianiche: nella linea dei profeti di Giuda, e in particolare di Isaia, alcuni ambienti attendevano la venuta di un discendente del re Davide, un messia, il quale avrebbe restaurato l'indipendenza politica e religiosa che il paese aveva perduto. Dal periodo postesilico proveniva l'istituzione della sinagoga e la sua instaurazione progressiva a partire dal n secolo. Senza abbandonare il culto sacrificale del Tempio, la sinagoga privilegiava un modo nuovo di praticare la religione: la lettura, la meditazione sui testi, la preghiera. Erede del periodo postesilico, questo giudaismo presentava una molteplicità di volti. Spesso, seguendo lo storico Flavio Giuseppe (38-100 d.C.), si dice che intorno al i secolo dominavano in esso tre tendenze: i sadducei, vicini al Tempio e fautori di un rispetto formale della Legge; i farisei che volevano sostituire questo rispetto sociale con un rispetto morale della Legge; e gli esseni che si tenevano separati dal resto del popolo per vivere secondo le regole di una purità strettissima. Anche se una simile caratterizzazione appare assai riduttiva, una prossimità tra i farisei e Gesù — e forse anche una certa influenza essenica non possono essere negate. Non si deve poi dimenticare che al quadro che precede va aggiunta una diaspora ellenistica, una 'dispersione' degli ebrei nelle terre di lingua greca, delle quali avevano adottato l'idioma: Egitto (in particolare Alessandria), Siria e Babilonia, Acaia e Italia. Ora, in Galilea, la provincia più ellenizzata del paese, si parlava tanto il greco quanto l'aramaico, la lingua che avrebbe rimpiazzato l'ebraico: coloro che seguivano Gesù conoscevano quindi le eccezionali innovazioni intellettuali della diaspora, di cui restano tracce in alcuni libri della Bibbia (nel libro della Sapienza, per esempio), in certi libri apocrifi ebraici (i libri di Enoc, il Testamento di Mosè ecc.) e negli scritti di Filone di Alessandria (16 a.C. - 50 d.C.): la nuova comprensione delle alte figure bibliche (Elia, Mosè...); la meditazione su motivi ereditati dal profetismo (la vigna d'Israele, il buon pastore, l'agnello di Dio); l'esplorazione di nuove forme letterarie come l'apocalittica, in sostituzione del genere profetico. Già il solo enunciato di queste innovazioni, che troviamo ovunque nel Nuovo Testamento, dimostra l'influenza predominante di questa diaspora ellenistica.



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